La struttura agraria mondiale somiglia sempre più a un gigantesco supermercato dove grandi società controllano il rifornimento di semi e fertilizzanti, la vendita dei prodotti e il gusto dei consumatori. Così stabiliscono che cosa coltivare e dove, che cosa debba essere mangiato, e da chi.
E qui sta l'intoppo. Le megasocietà infatti finiscono per aver praticamente il monopolio in certi settori chiave del commercio alimentare. A partire dal 1970, le grandi compagnie petrolifere hanno rilevato le piccole imprese che commerciavano in sementi, imponendo la coltivazione di piante alimentari che hanno bisogno di quantità enormi di fertilizzanti sintetici, di antiparassitari e di altri addittivi derivati dal petrolio, che oltre ad impattare negativamente sull'ambiente (argomento che approfondiremo sul blog) , scoraggiano un agricoltura futura più razionale senza l'uso di derivati dal combustibile fossile. Inoltre, la graduale industrializzazione del Novecento , che sicuramente ha permesso una maggior produttività del lavoro, ha introdotto l'uso di fattori industriali (macchine agricole, trattori, fertilizzanti chimici). Cosa succederà quando i pozzi di petrolio si prosciugheranno? Le compagnie rispondono che si porranno il problema quando si presenterà, e che comunque sono imprese private a scopo di lucro, e non istituti di beneficenza.
La recente scarsità di petrolio, o meglio di caro-prezzi, ha provocato un rapido incremento dei prezzi agroalimentari in tutto il mondo.
Il petrolio diventerà sempre più caro, fino a che solo una minoranza di imprese, con tutta probabilità nord americane, potranno permettersi di comprarlo.
Il legame agricoltura - petrolio è più forte di quanto si possa pensare. Ma dovremmo fermarci un attimo, ragionare su cosa stiamo facendo e per quanto lo potremmo ancora fare, e infine capire che l'agricoltura tradizionale, quella senza petrolio, è la soluzione ai problemi della fame.
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