Produrre per vendere: vantaggio o schiavitù?
In alcuni casi i raccolti rappresentano un forte incentivo al processo di sviluppo, perchè forniscono al paese esportatore grossi quantitativi di valuta estera capaci di aiutare un'economia emergente.
Ma molto più spesso questi raccolti tendono a rallentare lo stesso processo di sviluppo, perchè la terra sarebbe meglio sfruttata se fossero coltivate piante alimentari essenziali per l'affamata popolazione locale, anzichè quelle non essenziali destinate agli stranieri.
E' difficile però per le economie emergenti liberarsi dal vincolo del "raccolto per vendita".
Per la maggior parte dei paesi del Terzo Mondo fare da sé è praticamente impossibile poichè il loro mercato interno è troppo piccolo e le loro risorse troppo limitate. Se si precludessero la possibilità di commerciare sul mercato mondiale, non avrebbero modo di procurarsi gli strumenti e le nuove tecnologie di cui hanno bisogno per progredire.
Quindi dove sta la soluzione?
I raccolti destinati al mercato mondiale forniscono fondi ai paesi produttori e si dividono in due categorie: i raccolti essenziali, come per esempio cereali e legumi che sono prodotti soprattutto al Nord e smerciati in tutto il mondo, e i raccolti meno essenziali , come il caffè e il tabacco, prodotti soprattutto nel Sud ed esportati al Nord. Questo rispecchia un legame commerciale di tipo coloniale storicamente ereditato.
Alcuni dei raccolti meno importanti hanno prezzi relativamente alti sul mercato e fruttano spesso più denaro di quello che si potrebbe ricavare coltivando piante alimentari essenziali. Ma la trappola sta nell'avverbio "spesso". I prezzi infatti sono incostanti. Quando la domanda sale, i prezzi sono buoni, e altri agricoltori realizzano "colture per la vendita", rinunciando a quelle di piante essenziali. Ma quando la domanda cala, i prezzi crollano e l'agricoltore si ritrova senza via d'uscita.
Le nazioni in via di sviluppo, devono capire bene quali siano le loro esigenze essenziali. In troppi paesi dell'emisero del sud l'agricoltura è subordinata allo sviluppo urbano e all'industrializzazione. Questi paesi dovrebbero scegliere con criterio le coltivazioni da indirizzare alla vendita, in modo da non dipendere troppo da ogni singolo bene di esportazione.
Sono abbastanza pochi i leader del Terzo Mondo che hanno la volontà, o ancor meno, i mezzi per rifiutare un aiuto che li allontana dalla strategia più importante: quella volta a nutrire una popolazione sempre più affamata.
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