Lontanissimi e ricoperti di ghiaccio perenne, erano un tempo le zone meno "disturbate" della Terra, ma le cose oggi stanno cambiando. Ora che le loro ricchezze naturali sono state riconosciute, sul futuro incombe il dualismo tra la necessità di proteggere ecosistemi unici al mondo e quella sfruttare risorse di importanza vitale.
In genere consideriamo le due zone polari simili tra loro ma in realtà sono molto diverse.
L'Artico è essenzialmente un mare ghiacciato e chiuso, il più piccolo degli oceani,circondato da terre.
L'oceano artico ospita alcune delle nostre aree più pescose, che arrivano a fornire quasi un decimo del pescato globale. Per secoli, i piccoli di foche artiche sono stati uccisi a bastonate per la loro pelliccia pregiata, mentre quelle adulte vengono oggi ancora cacciate adducendo come pretesto la protezione dei banchi di pesce. Inoltre, le riserve minerarie sono notoriamente vaste e sono già in via di sfruttamento. Nell'artide si trovano alcuni principali giacimenti mondiali di carbone, ferro, rame, piombo e uranio.
Greenpeace cerca di bandire le trivellazioni offshore e la pesca distruttiva che minacciano la casa degli orsi polari, con una petizione su questo sito: Petizione Greenpeace
L'Antartide, al contrario, comprende un vasto oceano aperto che circonda una terra ricoperta di ghiacci. Gli esploratori sono cominciati ad arrivare in Antartide già nella prima parte del secolo scorso, cominciandone a rivendicare i territori, ma nel 1961 entrò in vigore il Trattato Antartico, che regolò la presenza dei paesi che operano sul continente, rinunciando all'utilizzo per scopi bellici, nucleari e di deposito scorie radioattive.
Nei primi anni 70, in coincidenza con la prima grande crisi petrolifera, i risultati delle prime ricerche scientifiche dettero quasi per certa la presenza di petrolio in Antartide, portando i paesi membri del trattato a discutere sull'eventuale estrazione di combustibili fossili. I geologi ritengono che vi siano più di 900 giacimenti minerari, ma la maggior parte si troverebbe in zone ricoperte interamente da ghiacci e quasi inaccessibili.
Inoltre i fautori della conservazione si cominciarono a preoccupare, sostenendo che l'attività estrattiva, per quanto ben controllata, avrebbe inevitabilmente danneggiato un territorio incontaminato che custodisce la storia dell'atmosfera , dell'evoluzione e del clima terrestre.
Alla fine i sostenitori delle attività estrattive (Stati Uniti, Giappone, Regno Unito), furono costretti a modificare il loro punto di vista e nel 1991 è stato siglato, ad integrazione del Trattato Antartico, un accordo di particolare rilievo: il Protocollo sulla Protezione Ambientale. Tale accordo, noto anche come Protocollo di Madrid, ha dichiarato la messa al bando per 50 anni di ogni sfruttamento minerario dell'Antartide e ha imposto la valutazione dell'impatto ambientale per qualsiasi attività in programma.
Fino al 2048 quindi ( il trattato è entrato in vigore nel 1998), i pinguini possono stare tranquilli, ma dopo quella data il protocollo potrà essere abolito o modificato.
Inoltre, il recente aumento del surriscaldamento globale, ha portato ad una crescita degli interessi sull'uso delle risorse antartiche. Se il cambiamento climatico modificasse il continente, renderebbe più accessibili i grandi giacimenti petroliferi e di carbone, spalancando la porta alle nazioni per le estrazioni del petrolio del futuro.
Viene da domandarsi allora, se surriscaldamento globale e petrolio futuro, non siano strettamente collegati tra di loro...
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